Il giovine Aldo Castelli quindicenne fu mio allievo per tutto il corrente anno; aiutandomi a finire le decorazioni della cappella di San Serafino nella chiesa dei cappuccini di questa città, mi si rivelò dotato di non comuni attitudini artistiche, per il che credetti di iniziarlo senz’altro allo studio diretto dal vero. Non ha avuto altra scuola né altro maestro.
Da suoi saggi di figura e paesaggio posso affermare che Aldo Castelli riuscirà un eccellente artista.
Essendo di onesta famiglia di operai, merita di essere efficacemente aiutato onde possa perfezionarsi in Roma nello studio dell’arte.
— Paolo Augusto Mussini, pittore in una lettera di presentazione al al Direttore del Museo Arti Industriali, 11/1916
...Debbo quasi tutto a Lui quel che so sulla mia città e che mi ha permesso di gustare anche Roma negli anni dell’Università.
— Marco Scatasta
Sull’arte prodotta durante il periodo fascista grava un pregiudizio ideologico duro a morire.
Ancora oggi da alcuni critici essa viene tutta inclusa in un rapporto di uguaglianza col piatto conformismo di mestieranti adulatori. Gli sperimentalisti poi storcono ii naso al cospetto di un prodotto banale, perché facilmente accessibile; non si accorgono che quel prodotto non raramente si inseriva in un circuito polifonico, nell’ambito del quale gli artisti intendevano comunicare l’esperienza raggiunta, proponendola come testimonianza storica e morale. Tutta la produzione di Aldo Castelli è una cosciente testimonianza storica e morale. II periodo migliore della sua produzione fu quello anteriore ai tardi anni trenta. Rimase un po’ in disparte durante la guerra e nell’immediato dopoguerra, forse perché si credeva mal compreso per la sua fedeltà all’arte tradizionale, che poteva essere scambiata per conservatorismo ideologico. Ma non era così, perché gli ascolani capivano benissimo che egli aveva saputo comunicare l’esperienza raggiunta con grande rigore etico e professionale, vivendola con coerenza di artista e di uomo, senza mai adulare nessuno, pur avendo ottenuto committenze e incarichi pubblici.
— Alighiero Massimi, articolo pubblicato nella rivista Flash
Beethoven – Xilografia


Beethoven – Xilografia

“Aldo, passano gli anni, e già l’inverno
con le gelide nocche alle vetrate
picchia di nuovo;  e quell’antica estate
che ci guidò col suo riso materno

alle fonti del sogno, per bruciate
balze e tremuli boschi, dall’interno
cuor mi rinasce, mentre che l’eterno
pensiero indago fermo ne l’ombrate

occhiaie del maestro. È ben la fronte
che, d’un secolo pregna, in sé qual monte
accoglie in armonia pace e tempesta!

Tu l’incidevi. Ed io ti sogno in questa
scialba tristezza ad altra opera pronte
l’agili mani e la pensosa testa.”

— Poesia di BRUNO FATTORI ispirata dall'incisione a lato

Ho sempre amato molto i disegni di nonno Aldo: il segno lieve e trasparente, la profondità luminosa, le vibrazioni che sapeva trasmettere.
— la nipote Alessandra, 2015
... questi versi di Aldo, soffusi di malinconia: dove la forma cara alla mano che disegna, non rimane mai fine a se stessa, ma costituisce motivo a un disegno in profondità che soltanto alle parole è dato ritrarre. Certe espressioni colpiscono più a fondo, ora:
È bello annullarsi
lasciarsi bere
dal cielo.
— Bruno Fattori, poeta
…quello che riusciva a comunicare con le immagini aveva una ricchezza emotiva incredibile. Quello che ricordo di lui non erano mai parole, o manifestazioni visibili (e udibili) di sentimenti o opinioni. Ma il suo guardare era in sé un linguaggio intenso, che si esprimeva a pieno solo nell’arte e nei silenzi.
— la figlia Simonetta (“Premo”), 2015
…stiamo ricordando un uomo speciale e raro, un personaggio di notevole spessore e multiforme sensibilità/espressività artistica, che ha saputo suscitare un amore grande che è ancora vivo in voi figli e nipoti vorrei tanto che la città si “riappropriasse” di questo suo eccezionale figlio!
— Piersandra Dragoni agli eredi Castelli
…la serenità che avevamo tra le colline di Rotella, quando in uno stato di grazia e di poesia, s’andava a dipingere grandi alberi, vecchie case e gruppi di pagliai, nei caldi meriggi di stagioni perdute. Ora quelle case sono vuote o crollate, gli alberi più soli e i pagliai scomparsi per sempre...
— Benedetto “Bettino” Bustini, pittore in una lettera a Ada – 1965
Ripenso il mite e ironico sorriso, la voce pacata e vibrante di umanità del non mai dimenticato professor Castelli. Lo stesso sorriso ci accolse, dopo il liceo, nella sua casa ospitale dove egli ci largì non soltanto i sostanziosi frutti di un’esperienza culturale ed artistica singolarmente varia, ma soprattutto il dono di un’anima generosa
— Mimì Vittori
La perdita di Aldo priva tutti coloro che lo conoscevano e gli volevano bene di qualcosa che sarà insostituibile: di quella sua presenza sempre viva e interiore, di quella sua larga simpatia umana. Io personalmente mi sono accorto, all’improvviso, di quanto gli dovevo, di quanto fosse stato importante nella mia formazione in quegli anni ormai lontani del liceo: mi aveva insegnato l’anticonformismo e a misurare i frutti della cultura con un metro non provinciale. ... Il suo ricordo vive, vive fra noi sempre quella sua presenza così integralmente umana, quella sua assoluta coerenza.
— Luciano Roncalli in una lettera a Ada, Novembre 1966