IL NOSTRO BEL SAN GIOVANNI

Pubblicato su: Il Giornale D'Italia, 22 Novembre 1942

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ASCOLI, 21

II battesimo, che nei primi tempi del cristianesimo veniva somministrato agli aspiranti nel quadriportico antistante alle basiliche, ben presto, con l’aumentare del numero dei fedeli, richiese la costruzione di appositi edifici che sorsero in prossimità delle costruzioni basilicali e in dipendenza di esse. L’esistenza in Ascoli della costantiniana basilica che fu poi dedicata al Santo patrono della città, determinò la erezione di un battistero che è da considerare come uno dei più interessanti dell’Italia centrale. Sorto intorno al VI secolo su pianta ottagonale, fu restaurato nei secoli XI e XII, assumendo alla base una forma cubica, ottenuta con un rivestimento in pietra squadrata che ne maschera l’interna ossatura per metà circa della sua altezza totale. Ricordi romani in alcune sagome si rendono edotti della remotissima sua edificazione che peraltro, da alcune tracce venute in luce in epoca non lontana, risulta avvenuta su altro edificio di buona architettura romana.

L’ingresso principale, praticato sul rivestimento dell’undecimo o| dodicesimo secolo, è fiancheggiato da riquadri oblunghi e sormontato da triangoli, sagomati gli uni e gli altri con modanature di sapore classico. Motivi del genere si riscontrano in una torre coeva| già da me illustrata su questo giornale. Tutto il basamento risulta costruito con materiale vario tolto ad altre costruzioni e la più chiara comprova di questa tesi i è data dall’architrave sulla porta del lato sud, che consta di una pietra oblunga intagliata ad intrecci viminei di sapore bizantino e disposta a caso sul dritto, come è dimostrato dalle lettere rovesciate AM che chiaramente si leggono tra gli intagli.

Anche gli stipiti di questa porta sono sormontati da capitelli dissimili sull’una e l’altra parte e da un lato assumono una approssimato aspetto di antico corinzio. Una lunetta delimitata da archivolto a cordone completa la configurazione di questo portale di lato del battistero. Sul massiccio quadrangolo della base, costruito con filari in pietra di diverse misure, si eleva il nucleo ottagonale costruito invece con buon materiale squadrato disposto in filali isodomi. Su ogni faccia dell’ottagono, alla sommità, son praticate gallerie a tre archetti ciechi ciascuna, ad eccezione di una faccia sulla quale si aprono quattro archetti in luogo di tre. L’interno, a pianta ottagonale, presenta un aspetto che a qualche archeologo è sembrato di edificio pagano, opportunamente adattato e trasformato per la nuova destinazione. Sulle quattro pareti principali si aprono dei nicchioni e la volta è a calotta emisferica leggermente ribassata.

In tempi recenti sono stati scoperti gli avanzi della primitiva vasca lustrale, nella quale somministravasi il battesimo per immersione tanto agli uomini che alle donne, in ore naturalmente diverse e con l’assistenza dei diaconi per gli uni e di diaconesse per le altre.

Al centro di detta vasca sorge un fonte battesimale sostenuto da un tronco di colonna a spirale e la cui tazza si adorna di ricchi ma grossolani rilievi a motivi vegetali ed umani; il tutto opera del XV secolo che peraltro non rispecchia il carattere di finezza e di eleganza proprio delle opere coeve.

Questo monumento, situato all’imbocco del Viale Indipendenza, in un punto di grande traffico, è guardato con occhio malevolo dagli ascolani amanti della modernità, del rettilineo, del razionale e – soprattutto – amanti delle velocità da primato, che non sono consentite quando la rete stradale di una località da percorrere presenta ingorghi ed intoppi come quello costituito dal nostro Battistero.

Non è pertanto concepibile la sua rimozione poiché l’interesse storico ed artistico di questo monumento, la sua peculiarità e la sua nobiltà di nascita lo mettono al riparo da ogni possibile attentato della modernità, che può trovare il suo naturale sfogo in altre zone, più aperte e meno impegnative.

Lo scrivente, che non può certo essere accusato di codineria per le molte lance spezzate in favore della modernità, non saprebbe in alcun modo concepire una soluzione del problema che tendesse ad allontanare dalla nostra maggiore basilica questo documento di storia e d’arte, nato in quel luogo per una precisa ragione e per una stabilita destinazione.