La bellissima monografia “Aldo Castelli – Una vita per l’arte” è finalmente pubblicata!

Il libro, che ha avuto una gestazione lunghissima e tribolata, ha finalmente visto la luce lo scorso marzo, 2024

Ascoli, Aprile 2024 – di Simonetta Castelli

Venerdì 19 Aprile 2024 alle ore 17:30 presso la Sala della Vittoria nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno ci sarà la presentazione ufficiale del volume.

Come molti sanno, l’idea di questa pubblicazione aveva preso forma nel lontanissimo 1986, più di trent’anni dopo la morte di nostro padre. Varie personalità dell’ambiente culturale ascolano avevano sollecitato nostra madre a chiedere alle autorità locali di promuovere l’iniziativa, per riempire una lacuna nella documentazione storica di un artista tanto unico quanto meritevole.
Si pensò dunque a un libro monografico, e tre Enti locali si dichiararono senza esitazioni disposti a contribuire; ma imprevedibili eventi politici o amministrativi causarono ripetutamente la perdita dei fondi promessi e il conseguente arenarsi del progetto.
Si ripartì nel 2007 con una nuova proposta, e stavolta il libro era diventato quasi realtà: c’era un testo critico scritto dallo stimatissimo Professor Papetti, il quale aveva curato l’intera impostazione del libro, che inizialmente avrebbe dovuto includere anche testi di Luca Luna (sfortunatamente mai completati); c’era una parte biografica firmata da Rosanna Di Marco Liberi, una serie di articoli selezionati da Angelo Speri, uno splendido impaginato realizzato dal Professor Tonino Ticchiarelli, e una ricchissima rassegna di immagini a colori e in bianco e nero.
Purtroppo anche stavolta, nonostante l’opera fosse praticamente pronta ad andare in stampa, una serie di circostanze ne impedì il compimento.

Finalmente all’inizio del 2023 decisi di fare un ultimo, estremo tentativo di resuscitare il progetto. Dopo colloqui preliminari con il Professor Papetti, con il grafico e con la tipografia a cui era stata fatta l’iniziale proposta, decisi di impegnarmi con tutta me stessa nella ricerca di possibili sponsor, lanciando una raccolta fondi a cui la mia famiglia (prossima ed estesa) avrebbe contribuito per più della metà della cifra preventivata. Il Comune di Ascoli Piceno, nella persona del Sindaco Fioravanti, accolse la mia richiesta e si offrì di coprire la maggior parte della cifra mancante; mancava ancora almeno uno sponsor, ma soprattutto mancava una figura chiave: una persona o Ente che si assumesse il ruolo di “capofila” e guidasse la nave in porto, coordinando e curando gli aspetti pratici delle fasi conclusive.
La scelta di coinvolgere la locale e affermata Casa Editrice Líbrati si presentò come ovvia e si rivelò essere davvero il tassello finale del rompicapo.
Per finire, a pochi metri dal traguardo trovammo l’ultimo sponsor nella Fondazione Carisap che, casualmente, fu anche l’ente che per primo aveva promosso (anche se in modo informale) l’iniziativa ai suoi albori, a metà degli anni ’80.

La nostra infinita gratitudine va a tutte le persone coinvolte in questa bellissima opera, che rende tributo ad Aldo Castelli non solo dal cuore della sua città, ma da tutte le parti del mondo.
L’entusiasmo e la generosità con cui così tanti hanno partecipato alla raccolta fondi sono stati per noi fonte di ispirazione e tenacia, e ci hanno toccato il cuore.
Il libro è davvero splendido. Chi volesse ordinarlo può farlo QUI

Un restauro a lungo atteso

Il restauro delle figure decorative sulla facciata dell’ex Cinema Olimpia,
ora riaperto come Bottega del Terzo Settore

Figura di “Fauna”

Figura di “Fauna”

Figura di Fauno

Figura di Fauno

Ascoli, Novembre 2016 – di Simonetta Castelli

Lo scorso Maggio 2016 ebbi occasione di incontrare Monica Vittori mentre completava i restauri delle formelle decorative create e realizzate da mio padre Aldo Castelli per la facciata dell’ex Cinema Olimpia ad Ascoli Piceno. L’intero edificio, dopo decenni di degrado e abbandono, ha finalmente trovato una nuova destinazione ed è stato sottoposto a un complesso intervento di ristrutturazione e ripristino. Ricordo quanto mia madre – scomparsa nel 2008 – si crucciasse per lo stato deplorevole della facciata, e quanto fosse desolata nel vedere delle opere così singolari e belle del suo amato Aldo letteralmente sgretolarsi sotto le intemperie anno dopo anno… ma finalmente un’altra parte della storia architettonica e artistica della nostra città sta per essere restituita agli Ascolani nel suo originale splendore.
L’entusiasmo e il talento di Monica mi hanno ispirato a pubblicare su questo sito un breve articolo sul restauro delle sculture, e le ho chiesto di raccontare la sua esperienza nel partecipare a questo lavoro di ripristino tanto atteso. Qui di seguito riporto l’intervista con Monica Vittori.     

S.C.: Ciao Monica. Grazie per aver accettato il mio invito a parlarci del tuo ruolo in questo progetto. Prima di tutto, dimmi un poco di te e di come sei arrivata a questa tua professione di restauratrice.

M.V.: Sono per così dire una “biologa mancata” – dopo il diploma di Liceo Scientifico, il richiamo dell’arte fu più forte e mi distolse dall’idea di proseguire i miei studi in Biologia. Nel 1986, dopo tre anni di corso di restauro FSE (fondo sociale europeo) ho conseguito il diploma di restauratore di opere d’arte per il settore affreschi, e nel 1987, assieme ai compagni di corso, fondai la COORAL (Cooperativa Restauro Affreschi e Lapidei). 

S.C.: Quale fu il tuo/vostro primo incarico? Quali altri lavori “importanti” ricordi che – oltre ad arricchire il tuo curriculum – ti hanno regalato soddisfazione particolare?   

M.V.: Il primo incarico fu il restauro degli affreschi di S. Maria della Carità (detta “Chiesa della Scopa”).
Tra i restauri più importanti ci sono quelli dei teatri di Ascoli e Fermo, del Duomo di Ascoli, del ciclo dipinto di S. Angelo Magno – sempre ad Ascoli – e di un grande affresco di Antonio da Fabriano a Fabriano, ma in quasi trent’anni la lista è lunghissima…

S.C.: Indubbiamente! E riguardo a questo particolare progetto: quando e come sei stata invitata al restauro delle formelle e sculture sulla facciata dell’ex Cinema Olimpia?

M.V.: Insieme ai miei colleghi della COORAL, fui contattata dall’impresa F.lli Rinaldi con cui avevamo già collaborato in passato.

S.C.: Conoscevi già Aldo Castelli come artista? Che cosa ne sapevi e che ne pensi?

M.V.: Conoscevo Aldo Castelli grazie ad un quadro che era (ed è tuttora) a casa dei miei genitori, un’acquaforte che raffigura un albero in un giardino.

S.C.: La conosco bene. Ne ho una stampa anch’io nel corridoio del mio appartamento. È un’acquaforte del 1961 – quando mio padre era direttore dell’Istituto d’Arte di Ascoli Piceno – da uno schizzo che fece nel giardino dell’Ospedale di Ancona. 

M.V.: A seguito dell’incarico dell’Olimpia mi sono documentata un po’ (anche visitando questo sito, wwww.aldocastelliartista.com) e ho scoperto un artista poliedrico che si è cimentato in vari settori dell’arte, la pittura, la scultura… un virtuoso, insomma!

S.C.: Certamente un artista multiforme! Fu anche ceramista, scrittore, giornalista e poeta. Ma tornando al restauro, dimmi, come si sono svolte le varie fasi? 

M.V.: La progettazione dell’intervento è stata curata dalla mia collega Sonia Stipa.
Dopo un sopralluogo conoscitivo si sono stabilite le operazioni più idonee per il restauro del manufatto in questione, dopodiché il nostro progetto è stato sottoposto alla valutazione della Soprintendenza competente. 
Le opere da restaurare erano in parte fisse (le formelle con i fauni, e i mascheroni) e in parte mobili (le statue di scimmiette e pappagalli posizionate in alto sopra i finestroni). Le statuette sono state portate in laboratorio, dove potevano essere restaurate più agevolmente che sull’impalcatura.

Tre delle figure di scimmiette nel laboratorio di restauro

Tre delle figure di scimmiette nel laboratorio di restauro

Tutte le sculture – sia fisse che mobili – erano state coperte da uno strato di colore biancastro (probabilmente la facciata era stata rimbiancata più volte) che aveva nascosto l’originale colore rosso-arancio a imitazione della terracotta. Questo strato non originale è stato asportato con l’ausilio del bisturi, dopodiché si è proceduto con le stuccature per risarcire le fessurazioni, le scalfitture, le cadute di piccoli pezzi…
Il restauro pittorico ha restituito alle sculture l’aspetto che dovevano avere in origine, rendendole anche più evidenti sulla facciata chiara del fabbricato, dove prima dell’intervento si perdevano un po’, essendo tutto uniformemente chiaro. 
Infine si è applicato un impermeabilizzante per proteggere il più possibile i manufatti dalle intemperie.
Tutte le statue mobili (scimmiette e pappagalli) sono state ancorate saldamente alla parete, cosa che non era stata fatta in passato – il che per fortuna non ha causato problemi (come una caduta accidentale).

S.C.: Interessantissimo! Mi meraviglio che, in decenni di intemperie, scosse telluriche (purtroppo frequenti nella nostra città) e logorio del tempo, non ci siano state – oltre a ulteriori perdite di pezzi – addirittura vittime!!!
Mi accennasti a Maggio che avevate incontrato delle piccole sfide – ricordo che mi parlavi di una scultura mancante? Ci sono state altre difficoltà o ostacoli?

M.V.: L’unica difficoltà da superare è stata appunto la mancanza di una delle figure rappresentanti dei pappagalli, posizionate nella parte alta dell’edificio. 
La ricostruzione mediante l’utilizzo di un calco risultava piuttosto difficoltosa trattandosi di una figura a tuttotondo, ma qui è intervenuta l’abilità del mio collega Paolo Bastiani che ha plasmato un nuovo pappagallo servendosi di uno degli originali come modello. 

Il pappagallo ricostruito

Il pappagallo ricostruito

Il modello originale (a sinistra) e la copia in fase di ricostruzione

Il modello originale (a sinistra) e la copia in fase di ricostruzione

S.C.: Hai altri aneddoti, o storie, o scoperte interessanti che puoi raccontare ai lettori?

M.V.: Trovandosi le sculture all’aperto, pensavamo fossero state realizzate con una malta resistente alle intemperie, un impasto a base di inerti e colle, o di cemento. In fase di pulitura ci siamo invece accorti che tutte le statue erano state realizzate in gesso –materiale sensibile all’umidità – il che spiega i danni prodotti dalla pioggia, che ha intaccato in particolar modo i mascheroni che decorano le entrate.

Uno dei mascheroni prima e dopo il restauro

Uno dei mascheroni prima e dopo il restauro

S.C.: Questa è stata una sorpresa anche per noi eredi Castelli. Avevamo un bozzetto ad acquarello (senza data, ma collocabile intorno ai primi anni ‘20),  e le foto degli originali delle formelle con figure mitologiche di fauni. Queste ultime erano state fotografate appena modellate, con la creta ancora visibilmente cruda, e ci eravamo sempre chiesti come fossero poi state realizzate le formelle nella loro versione finale, installate sulla facciata. Oltretutto non sappiamo quando esattamente queste decorazioni furono aggiunte alla facciata. Il progetto dell’architetto Pilotti per il Cinema Olimpia è del 1914-16, ma la collaborazione di Aldo Castelli con il Pilotti risale ai primi anni del secondo decennio; e basandoci sullo stile dei bozzetti e delle sculture, azzarderei che fossero stati creati tra il 1922 e il 1924 (anche perché nel 1914 nostro padre era appena un adolescente e – benché fosse già allievo del Mussini e avesse dimostrato una eccezionale precocità e talento nella pittura – non si era ancora cimentato nelle arti plastiche o nella ceramica). Speriamo che qualche “topo di archivio” sia in grado di darci delle notizie più accurate.

Bozzetto a matita e acquerello, circa 1920

Bozzetto a matita e acquerello, circa 1920

Modello in creta cruda, circa 1920 – È interessante che tra il bozzetto disegnato e l'esecuzione dell’originale in creta, il fauno col flauto sia diventato una “Fauna”

Modello in creta cruda, circa 1920 – È interessante che tra il bozzetto disegnato e l'esecuzione dell’originale in creta, il fauno col flauto sia diventato una “Fauna”

Modello in creta cruda, circa 1920

Modello in creta cruda, circa 1920

M.V.: Sì, anche noi non siamo stati in grado di trovare notizie precise a riguardo.

S.C.: Ho letto da qualche parte che ci la facciata subì un rifacimento nel 1926, in cui i finestroni tondi vennero murati e al loro posto vennero installate le formelle con i fauni, e questo spiegherebbe le cose. Comunque, quali sono i tuoi prossimi (o attuali) progetti?

M.V.: Prossimamente con i miei colleghi sarò a L’Aquila per il restauro di stucchi e dipinti all’interno di un palazzo del centro storico della città.

S.C.: Monica, grazie tantissimo e auguri per i tuoi prossimi incarichi – è stato un immenso piacere incontrarti e far parte della tua esperienza attraverso il tuo racconto… e grazie anche da parte di tutti gli Ascolani che possono di nuovo godere di queste uniche e belle testimonianze d’arte che rischiavano di andare perse!